venerdì 4 maggio 2007

ABITUAL_MENTE

Abitual_mente - Mostra personale di Giuliana Balbi - Sala Comunale d’Arte piazza dell’Unità d’Italia, 4 Trieste Italy
Dal 4 al 22 maggio 2007



Il titolo contiene diversi significati. L’"abitudine” che a sua volta rimanda alla radice “abito”, che può essere sia quello che si indossa, che avvolge e protegge il corpo, come quello che inerisce il comportamento, l’usanza di determinati gesti, il modo di essere in rapporto agli altri e a se stessi. In ogni caso qualcosa che si fa o si usa in modo consuetudinario, ripetitivo, costituendo l’ "habitus vivendi”.E l’habitus qui si lega ancora a un’entità astratta, la mente, che governa comunque l’abito nella duplice versione e a sua volta comporta l’accezione di abito mentale, cioè la consuetudine e la disposizione a fruire – o a “vestirsi” - di determinate tipologie di pensiero, di schemi precostituiti. Tutto questo - in altre parole il “dentro” e il “fuori”, la visibilità e la rielaborazione mentale, il doppio e il tutt’uno di cui siamo plasmati - si condensa nel lavoro di Giuliana Balbi. Che già di per sé è un lavoro, a dir poco, curioso: la fusione cioè di fotografia e tessitura, la foto-tessitura appunto, che cattura immagini e nel contempo le stempera fino a farle divenire trama e ordito, un intreccio che raccoglie ed unisce due passioni, quella dell’immaginario fissato da un clic e quella della tessitura appresa al locale Istituto d’Arte. Ne scaturiscono “abiti” sonori o profumati, “reperti”, ossia ancora indumenti recuperati e alterati da ipotetiche tragedie, quali naufragi, classificati, nel riordino a posteriori, con cartellino di riconoscimento. Il “tessuto fotografico” diviene in ogni caso testimonianza di uno “status” esistenziale, documento di vissuti e di esperienze, di memorie e di emozioni che trapassano nella confezione di un abito, che si legano dunque al corpo e all’anima che ne è linfa, rivelando, nei nodi di nylon - allo stesso tempo funzionali, simbolici e ariosa nuvola di natura estetica - le difficoltà di cui è cosparsa la vita ma anche le chiusure che discendono da “schemi “ preconcetti. Non decoro dunque la ricerca espressiva di Giuliana Balbi, ma riflessione, condotta in modo originalissimo, su percorsi di vita, autoanalisi su modalità comportamentali, su limiti e blocchi psicologici che le condizionano, con l’intento del superamento.

La mostra, oltre agli abiti appesi, sciorina una serie di immagini al femminile, stemperate e intrecciate come di consueto, con corollario di nodi – geografia dunque dei turbamenti dell’anima – che a volte divengono fettucce più consistenti. Queste s’aggrappano al racconto di fanciulle spesso dormienti, accostando all’evocazione visiva una presenza concreta, del quotidiano, una vivace fusione tra visione bidimensionale ed irruzione dell’esistente, con conseguente crescita dell’intensità espressiva.




Maria Campitelli

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