Dal 4 al 22 maggio 2007
Il titolo contiene diversi significati. L’"abitudine” che a sua volta rimanda alla radice “abito”, che può essere sia quello che si indossa, che avvolge e protegge il corpo, come quello che inerisce il comportamento, l’usanza di determinati gesti, il modo di essere in rapporto agli altri e a se stessi. In ogni caso qualcosa che si fa o si usa in modo consuetudinario, ripetitivo, costituendo l’ "habitus vivendi”.E l’habitus qui si lega ancora a un’entità astratta, la mente, che governa comunque l’abito nella duplice versione e a sua volta comporta l’accezione di abito mentale, cioè la consuetudine e la disposizione a fruire – o a “vestirsi” - di determinate tipologie di pensiero, di schemi precostituiti. Tutto questo - in altre parole il “dentro” e il “fuori”, la visibilità e la rielaborazione mentale, il doppio e il tutt’uno di cui siamo plasmati - si condensa nel lavoro di Giuliana Balbi. Che già di per sé è un lavoro, a dir poco, curioso: la fusione cioè di fotografia e tessitura, la foto-tessitura appunto, che cattura immagini e nel contempo le stempera fino a farle divenire trama e ordito, un intreccio che raccoglie ed unisce due passioni, quella dell’immaginario fissato da un clic e quella della tessitura appresa al locale Istituto d’Arte. Ne scaturiscono “abiti” sonori o profumati, “reperti”, ossia ancora indumenti recuperati e alterati da ipotetiche tragedie, quali naufragi, classificati, nel riordino a posteriori, con cartellino di riconoscimento. Il “tessuto fotografico” diviene in ogni caso testimonianza di uno “status” esistenziale, documento di vissuti e di esperienze, di memorie e di emozioni che trapassano nella confezione di un abito, che si legano dunque al corpo e all’anima che ne è linfa, rivelando, nei nodi di nylon - allo stesso tempo funzionali, simbolici e ariosa nuvola di natura estetica - le difficoltà di cui è cosparsa la vita ma anche le chiusure che discendono da “schemi “ preconcetti. Non decoro dunque la ricerca espressiva di Giuliana Balbi, ma riflessione, condotta in modo originalissimo, su percorsi di vita, autoanalisi su modalità comportamentali, su limiti e blocchi psicologici che le condizionano, con l’intento del superamento.
Maria Campitelli
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